La Corte Costituzionale discuterà anche domani della settimana non lavorativa

Foto: MIA

La Corte costituzionale ha rinviato a domani la 38esima seduta, nella quale dovrebbe essere valutata, tra l'altro, la costituzionalità delle modifiche alla legge sui rapporti di lavoro che fanno riferimento alla settimana non lavorativa. Il tribunale ha discusso questo caso in una sessione tenutasi il 14 settembre di quest'anno, ma non è stata presa una decisione a causa di una maggioranza insufficiente di voti.

L'iniziatore dell'iniziativa è la Camera di commercio della Macedonia, che ritiene che la legge contestata, che fa riferimento all'organizzazione del lavoro domenicale, sia contraria alla libertà e al mercato dell'imprenditoria, ai valori fondamentali e all'uguaglianza dei cittadini.

L'iniziativa afferma che la legge sulle modifiche e integrazioni alla legge sui rapporti di lavoro disciplina l'uso del riposo settimanale introducendo il divieto di lavorare la domenica e allo stesso tempo enumera in modo esaustivo le eccezioni di alcune attività in cui il riposo settimanale può essere utilizzato un altro giorno della settimana si fa presente che questa soluzione giuridica non è a favore né dei soggetti economici né dei lavoratori e lede direttamente i valori fondamentali dell'ordinamento costituzionale dello Stato.

Secondo il firmatario, con questa soluzione giuridica, i datori di lavoro di attività economiche alle quali è vietato lavorare di domenica (prodotti di minerali non metalliferi) hanno una posizione giuridica paritaria in termini di pagamento allo Stato dell'imposta e di altri doveri pubblici determinati dall'art. legge e sono posti in una posizione giuridica disuguale con i datori di lavoro delle attività economiche che sono autorizzati a lavorare la domenica, dal punto di vista del reddito e del profitto.

Oltre a questo punto all'ordine del giorno della 38a sessione della sessione costituzionale, sono previsti anche altri sette punti. La Corte ha riferito che sei dei casi hanno esaurito la discussione e sono in fase di votazione perché in precedenza non avevano ottenuto la maggioranza dei voti.

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