Da Monaco a Istanbul con una deviazione: cosa significa per la Serbia l'ingresso di Bulgaria e Romania nello spazio Schengen?

Da quando la Bulgaria e la Romania sono finalmente entrate a far parte dell’area Schengen, questo sviluppo delle circostanze porta potenzialmente sia buone che cattive notizie per la Serbia. Questi due paesi sono entrati a far parte dell’Unione Europea (UE) il 1° gennaio 2007, completando il quinto ciclo di allargamento, e i negoziati di adesione sono iniziati nel 2000. Secondo la definizione ufficiale della Commissione Europea, Schengen garantisce la libera circolazione a oltre 450 milioni di cittadini dell’UE, insieme ai cittadini extra-UE che vivono nell’UE o visitano l’UE come turisti, studenti in scambio o per motivi di lavoro. Veljko M. Mijušković della Facoltà di Economia dell'Università di Belgrado spiega a Danas che l'ingresso della Bulgaria e della Romania nell'area Schengen porta numerosi vantaggi per questi due paesi.

"La Serbia, in quanto Paese che non è né membro dell'Unione europea né dell'area Schengen, potrebbe subire alcune conseguenze negative a causa di questo sviluppo della situazione, ma potrebbe anche trarne vantaggio. Una delle sfide principali sarà la procedura potenzialmente più complicata per l'ingresso dei cittadini serbi in Bulgaria e Romania, con più congestione e tempi di attesa più lunghi alle frontiere", sottolinea Mijuškovic e avverte che Bulgaria e Romania dovrebbero rafforzare i controlli delle frontiere esterne, in conformità con le norme Schengen.

"Ciò potrebbe complicare ulteriormente la situazione migratoria per la Serbia, che come paese di transito è già sotto pressione", afferma.

Ma per la Serbia ci sono anche notevoli effetti positivi, come sostiene Mijuškovic, soprattutto nel settore dei trasporti e del commercio.

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