FMI: i confini legano l’Europa alla crescita economica degli Stati Uniti
Il Fondo monetario internazionale vede il problema nella frammentazione più pronunciata in Europa e nelle barriere commerciali tra i 27 membri, che sono assenti o significativamente meno pronunciate tra i 50 stati degli Stati Uniti.
Secondo un nuovo studio del Fondo monetario internazionale, le barriere commerciali tra i membri impediscono all’Unione europea di registrare lo sviluppo economico dell’America negli ultimi trent’anni.
Lo studio afferma che, in un confronto diretto, il potere d'acquisto degli europei è pari al 72% di quello degli americani. Le analisi hanno mostrato che la differenza sarebbe solo dell’8% se l’Europa avesse un uguale sviluppo della produttività.
Alfred Kamer del Dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale spiega che la produttività in Europa cresce più lentamente che in America, anche se i due mercati hanno più o meno la stessa dimensione. Il problema, secondo lui, risiede nella frammentazione più marcata dell'Europa e nelle barriere commerciali tra i 27 paesi membri, che nei 50 stati degli Stati Uniti sono assenti o decisamente meno marcate.
- A causa della frammentazione, le aziende operano sui mercati nazionali, invece che sul più ampio mercato comune europeo. Non studiano affatto l'entità dell'accesso a un mercato così vasto, e l'entità è importante - afferma Kamer.
Dalle analisi è emerso che se le barriere tra i membri dell'UE venissero abbassate al livello degli Stati federali negli USA, la produttività europea aumenterebbe del 7%.
Il secondo grande problema in Europa è l’assenza di un mercato unificato per i flussi di capitale, a causa del quale le aziende dell’UE restano indietro nei finanziamenti rispetto a quelle degli Stati Uniti e sono costrette a fare affidamento sui prestiti delle banche. Ciò si riflette particolarmente negativamente sulle aziende tecnologiche, il cui valore principale è la proprietà intellettuale e le idee. Tali società cercano finanziamenti da società di venture capital, ma anch’esse sono sottosviluppate in Europa e si concentrano sui mercati nazionali per evitare le complessità delle normative transfrontaliere.
Negli ultimi dieci anni l’Unione Europea ha lavorato per rimuovere diversi ostacoli al flusso di capitali. L’iniziativa è stata rafforzata nell’ultimo anno, ma funzionari e diplomatici non credono che si possano fare progressi rapidamente.
Le barriere sul mercato del lavoro sono indicate come il terzo importante fattore che rallenta lo sviluppo della produttività in Europa. Per i lavoratori dei 27 Stati membri dell’UE è più difficile spostarsi da un paese all’altro rispetto ai lavoratori americani, che possono trovare lavoro in un altro Stato federale molto più facilmente. Un problema è anche il fatto che in Europa è più difficile per i lavoratori trovare una casa in un altro Stato membro, indipendentemente dal fatto che la acquistino o la affittino.
- I costi in Europa sono otto volte più alti - nota Kamer.
Lui però ritiene che questi siano problemi che si possono superare con misure e leggi.
- La buona notizia è che la soluzione a molti di questi problemi è nelle mani dei legislatori - conclude Alfred Kamer del Dipartimento europeo del FMI.