Kajmak o burek?

Marin Gavrilovski

Certo, i gusti non si discutono, ma quel che è certo è che la cinematografia macedone, e l'arte in generale, si è arricchita di un'altra opera d'arte, che già ci rappresenta degnamente di fronte al pubblico cinematografico e televisivo internazionale.

Milcho Mancevski appartiene a quel gruppo di autori, tra cui Mozart, Gaudí, Picasso e molti altri, che indicano che l'espressione artistica non è solo il risultato del talento umano, ma che tutti quei creatori sono stati toccati dal divino o dal cosmico, come ti piace. , energia, con l'aiuto della quale le loro opere si materializzano, in ciò che vediamo, ascoltiamo o in qualche altro modo percepiamo con i nostri sensi.

Abbiamo assistito a un'esperienza del genere la scorsa settimana, quando la Filarmonica Macedone ha presentato in anteprima il settimo lungometraggio consecutivo del nostro miglior regista Milco Manchevski, chiamato semplicemente "Kajmak". Milcho, come sempre, è riuscito a coinvolgere tutti i nostri sensi, a farci ridere (in questo film sicuramente più che nei precedenti), a renderci tristi, a metterci di fronte a noi stessi, a buttarci giù da terra, a sollevarci up., per farci le domande che non abbiamo voluto o non abbiamo avuto il coraggio di farci. Per dirci semplicemente cos'è la vita e come viene vissuta.

Il virtuoso dei contrasti, Mancevski, è riuscito a raccontarci le storie di due famiglie, felici e infelici a modo loro, diverse eppure simili, ambientate nella giungla urbana di una città violenta dove non c'è posto per una vita umana e dove le persone con disabilità hanno bisogno per il fatto che i veicoli sono parcheggiati sui marciapiedi, devono rischiare la vita sulla carreggiata e dove il mozzicone di sigaretta cade nel cortile del vicino, perché tra le case fatiscenti dei quartieri sono spuntati moderni grattacieli di Skopje per molto tempo senza abbastanza spazio per preservare quel tipo di - tale intimità.

Il cast, sotto la stretta direzione di Mancevski, ha fatto un buon lavoro. Kamka Tocinovski, Sara Klimovska, Simona Spirovska e Ana Stojanovska, al fianco di Aleksandar Mikić e Filip Trajkovic, formano il sorprendente trio attraverso il quale si svolge l'azione del film. Petar Mircevski ha meritatamente, come sempre, un episodio degno di nota, e per la totalità dell'opera, la produttrice Jane Kjortoshev, lo scenografo David Muns, nomi già apparsi nei titoli di coda dei film di Mancevski, oltre al regista danese di foto di Ulrik Boel Benzen, che fa la sua prima apparizione in questa produzione.

Milcho gioca con i sentimenti dello spettatore, mette alla prova il suo passato o forse il suo futuro, mettendolo nei panni del fattorino che sceglie tra crema o burek, crema presentata come qualcosa di "unto", costoso e non consumato tutti i giorni (impersonificato dalla bella commessa di crema Violetka, interpretata da Ana Stojanovska) e il burek come qualcosa di più quotidiano (personificato dalla maestra di burek Danche, interpretata da Simona Spirovska). Il terzo membro del primo trio, Karamba, interpretato con magistrale disinvoltura da Aleksandar Mikić, è il personaggio che, decidendo di scegliere la crema, finisce senza di essa e senza il burek, guardando l'oleoso duello erotico tra Violetka e Dance prima i suoi occhi.

Il motivo della comparsa della seconda tripletta è diverso. Impossibilitati ad avere figli, Eva e Metodi (Kamka Tocinovski e Filip Trajkovic) rinunciano a un posto nella loro casa per Dosta (Sara Klimovska), che sarà la madre surrogata del loro bambino. L'azione si intreccia attraverso le storie di queste due famiglie (allargate), attraverso il motto: "Per il tango o per la felicità (direi: e per la sventura) ci vogliono in tre". Il film culmina con il percorso inaspettato di una pallottola vagante, che ci ricorda l'imprevedibilità della vita e che fortuna e sfortuna si mescolano nelle nostre vite ogni giorno.

Come ogni genio, Milcho è controverso e provocatorio. Le sue opere non sempre piacciono a tutti, né era mai stata sua intenzione. Certo, i gusti non si discutono, ma quel che è certo è che la cinematografia macedone, e l'arte in generale, si è arricchita di un'altra opera d'arte, che già ci rappresenta degnamente di fronte al pubblico cinematografico e televisivo internazionale.

E a casa, porta a casa panini caldi e il diritto di andare al cinema, in modo che tu possa farti un'opinione su ciò che ti farà la crema di Milcho Manchevski.

L'autore è un avvocato

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